L'ex Chiesetta Abbaziale della Madonna dell'Alto Mare
L'ex Chiesetta Abbaziale della Madonna dell'Alto Mare
A circa 3 Km ad ovest da Felline si diramano le ultimi propaggini delle Murge salentine e su questa collina sorge la Chiesetta rurale dedicata alla Madonna dell’Alto che per secoli è stata ed è un costante punto di riferimento per la pietà popolare di Felline, Alliste, Racale ,Taviano, Melissano.
Essa è posta lungo l’asse est-ovest, in conformità al culto italo-greco, e presenta una facciata semplice che riecheggia lo stile romanico, con un rosone ed un timpano assai schiacciato.
Storia
In occasione dello scavo di una struttura quasi adiacente negli anni ’70 il sito ha rivelato reperti che attestano la frequentazione sin dall’epoca tarda dell’età del bronzo (XV secolo a.C. circa), per proseguire poi nell’epoca messapica (VIII?-III a.C.) e romana (metà del IIIaC.-primi secoli dell’era cristiana).
Dalla ceramica rinvenuta, di uso cultuale, si può dedurre che anche allora su questa sommità ci fosse un’area di culto. L’ antropizzazione del sito è individuabile anche dalla vicina specchia, le cui datazioni sono sempre controverse, ma che doveva essere una postazione di avvistamento, secondo le recenti teorie di età medievale.
Le indagini purtroppo non sono proseguite e, pertanto, non possediamo elementi probanti circa la datazione del primo insediamento di matrice cristiana, anche se sembra di sicuro riferimento l’età bizantina, subito dopo la seconda colonizzazione dell’VIII - IX secolo, quando la chiesa, molto più piccola di quella attuale, faceva parte di un insediamento monastico basiliano, testimoniato, secondo gli studiosi, dalla presenza di alcune fosse-cripte, ora incomprensibilmente coperte. Il complesso era già disabitato nel XIV secolo e nel 1456 sappiamo che era già in commenda, cioè affidata, tipico delle abbazie che avevano terreni da essere amministrati.
La cura dei resti dell’abbazia, la si deve alla lungimiranza dei Tolomei, feudatari di Felline, che probamente proprio nel XV secolo, ristrutturano la chiesa abbaziale allungandole l’asse verso ovest. Successivamente, con la costituzione del beneficio ecclesiastico dei Tolomei (1577), furono campiti due affreschi ed eliminata l’abside. Probabilmente poco dopo fu ricostruita la volta, ora a botte. I recenti restauri a livello architettonica hanno eliminato la lunetta posta sopra l'ingresso, hanno ricostruito il pavimento e occluso la piccola buca posta nelle vicinanze della piccola chiesa, probabilmente una tomba anomala o una cripta – fossa (Kalive).
Affreschi
Al 1577 risalgono i due affreschi custoditi nella chiesa attuale: il primo sul fronte è una Trinità, con Dio Padre, il Cristo Crocifisso e la Colomba. I recenti restauri hanno dimostrato come l’affresco sia inquadrato in un finto altare, sempre dipinto, composto in due ordini, mentre al piano inferiore compare Dio Padre; negli scorsi mesi è emerso il piano superiore, ritraente il volto sacro di Cristo.
L'altro affresco, posto sulla destra di chi entra, è la Vergine dell’Alto Mare, seduta su di un trono con il Bambino Benedicente. Di bizantineggiante, al contrario di quanto riferito dai testi e dalla didascalia, c’è soltanto l’impostazione, mentre possiamo riscontrare tanti elementi “latini”, tra cui le lettere, la benedizione del Bambino e l’effetto prospettico del trono. E’ l’affresco della Vergine Titolare della chiesa, come frutto di un ex voto di un marinaio.
Il sottoscritto si fregia della scoperta dell’identificazione dei Committenti posti a piccolo taglio a lato della Vergine che fu appunto la Feudataria di Felline Porzia Tolomei. I restauri hanno rivelato la presenza di uno strato sottostante di affreschi, probabilmente risalente al XV secolo; gli stessi restauri hanno eliminato un disegno a tempera, posto sul lato sinistro, ritraente un Sant’Antonio di Padova con Bambino di fattura mediocre ma le fonti orali riferiscono che qualche anno fa una mano ignota abbia rimaneggiato in maniera pesante la precedente campitura, di buona fattura.
Disegni a Carboncino
Gli stessi restauri hanno permesso di notare alcuni disegni a carboncino che, secondo il sottoscritto, sono da datare tra la metà del XV secolo ed il 1577, in quanto erano posti sotto lo stato di intonaco del 1577, ma alcuni di questi sono posti in prossimità dell’entrata, la cui estensione è stata raggiunta nella metà del XV secolo. Questi disegni a carboncino esprimono ex voto di persone che dovevano imbarcarsi o comunque che avessero rapporti col mare e infatti sono campite alcune imbarcazioni semplici.
Al punto medio di lunghezza della parete sud compare un’imbarcazione più complessa del solito con due disegni vicini. L’accuratezza dei particolari, in confronto al resto della imbarcazioni, sembra voglia indicare un avvenimento storico e molto probabilmente indica lo sbarco dei Veneziani nel 1484 oppure l’invasione del turco Barbarossa nel 1537. Di difficile interpretazione le due figure umane, forse una delle quali richiamerebbe una personificazione della morte, visto che reca in mano una falce; una figura così stilizzata è possibile riscontrarla nel frantoio ipogeo presso il palazzo Protonobilissimo a Muro Leccese. In prossimità dell’entrata si nota l’iscrizione, sempre a carboncino, con una dedica “alla Matonna te….”, che accerta la presenza di disegni ex voto nella chiesa, una volta sede di una Comunità monastica.
Il Miracolo
Infatti narra la tradizione che un Marinaio, trovandosi con la sua imbarcazione nel vicino mare Ionio fosse coinvolto da un’ improvvisa tempesta al punto che stava per soccombere in un furioso naufragio; egli invocò la Madonna in quella tremenda situazione e si tramanda che gli fosse apparsa con un’ancora in mano, salvandolo.
Il marinaio, grato per lo scampato pericolo, fece voto che avrebbe eretto in onore della Madonna tre Cappelle sulle alture del territorio circostante; così la Chiesetta dell’Alto Mare di Felline, quella della Campana di Casarano e quella del Casale di Ugento sono lì sempre pronte a richiamare fedeli che con fede vi si recano su queste tre alture per pregare la Madonna a perpetuo ricordo della sua potente intercessione per elargire grazie; tale fede viene espressa e vissuta ancora oggi dai numerosi fedeli di Felline e dei paesi vicini che nella Domenica in Albis, cioè nella prima domenica dopo Pasqua in processione trasportano a spalla il simulacro della Madonna sulla cara collina per vivere un’intensa giornata di festa civile e religiosa.
Al tramonto del sole i fedeli con fiaccole accese e con canti e preghiere in processione attraverso le tortuose vie campestri che si snodano tra gli ulivi secolari, felici ed osannati riportano a Felline la Statua della Madonna la quale, per antichissima tradizione, viene accolta all’ingresso del paese dalla Statua di Sant’Antonio da Padova, portata a spalla da un’altra piccola processione. La festa paesana si conclude con la predica ed i fuochi pirotecnici.
Testo e foto chiesa a cura di Stefano Cortese Foto processione by Reporter Riccardo Bagnato
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